Lecce in provincia di Caporetto. Le vittorie mutilate di un’anatra reduce e zoppa

Il 1992 sancì il tracollo di un sistema politico dove partitocrazia e fatti di malaffare possono riempire, soli,  pagine di storia. Scritta da noi sarebbe la vera storia d’Italia realizzata con il “sangue e con l’inchiostro” versati per l’alternativa a quel sistema. Sacrificio di coloro i quali sedettero dalla parte del torto, non perché tutti gli altri posti erano occupati -come scrisse Bertold Brecht- ma nella piena consapevolezza della scelta. In questa indecenza che perdura nulla di buono all’orizzonte. 

Mala tempora currunt!

Da quel 1992 ad oggi c’è stato solo un apparente passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, che poi sarebbe la Terza secondo i nostri calcoli. 

In realtà, prima, seconda o terza, il malaffare e tutte le storture della democrazia corrotta del dopoguerra, non sono mai terminate. Si sono aggravate. Peggiorate da sistemi elettorali che hanno legittimato definitivamente ed ufficialmente l’instabilità del sistema politico.

In poche parole: tutto si sarebbe dovuto cambiare, nulla realmente. Così è stato. Governi che non governato, amministrazioni che non amministrano e Lecce ne è un esempio.

Una città che rischia di sprofondare nel vuoto politico-amministrativo per la forzatura di un manipolo di ragazzini manovrati da vecchie lobby politico-economiche che da tempo bramano di mettere le mani sul capoluogo.

Storia di tecnici sfigati alleati con il partito degli sfigati italiani, che manovrano un gruppo di amministratori inesperti ed una forestiera.

Lecce, oggi è la Caporetto del Sud. La città dove tutti hanno ottenuto una vittoria mutilata e chi ha perso fra l’altro se lo meritava. In tutto questo rischiavano di rimanere stritolati nei meandri di alchimie di una commissione elettorale ragazzi eletti e poi non proclamati, che se avranno il coraggio di ardire, potrebbero unirsi al giovane Mauro Giliberti ed avviare una vera “rivoluzione gentile” almeno nel vecchio, grigio, arrogante, presuntuoso e rompicoglioni centrodestra leccese. Ci riferiamo a Giorgio Pala e Federica de Benedetto. Li conosciamo e sappiamo che sapranno far bene.

La Caporetto del Sud ha stabilito di ridare al popolo leccese un’anatra reduce di Tribunale Amministrativo e zoppa. 

I due ricorsi presentati dal Centrodestra sono stati accolti, la decisione da parte della commissione elettorale è stata errata nell’aver attribuito al centrosinistra la maggioranza dei consiglieri comunali di Lecce.  Ricorsi accolti, dunque sia quello di  Angelo Tondo, Attilio Monosi, Giorgio Pala, Federica Di Benedetto, Paola Gigante, Laura Calò è quello di Mauro Giliberti, Paolo Perrone e Roberto Marti.

Nelle dichiarazioni degli esponenti del  centrodestra, al di là del legittimo entusiasmo dei neo eletti,  come al solito, non troviamo niente di interessante.

È nel centrosinistra invece che balza ai nostri occhi qualcosa da sottolineare come notizia, a conferma di quello che sosteniamo da tempo.

Il Sindaco pro tepore Carlo Salvemini ha appena dichiarato con prudenza e con rispetto del gruppo: “apprendo da Vicenza – dove oggi è iniziata l’assemblea nazionale dell’ANCI – che il TAR ha accolto il ricorso avverso l’assegnazione del premio di maggioranza come deciso dalla Commissione Elettorale.  È una decisione che naturalmente consideravo possibile – data la complessità di una questione sulla quale si sono misurati avvocati e costituzionalisti – e della quale
prendo atto in attesa delle motivazioni della decisione del giudice amministrativo. Che – lo rammento – non mette in discussione la mia elezione ma la composizione del consiglio comunale. Motivo per il quale non mi sono costituito in giudizio. Ora i legali insieme ai consiglieri valuteranno i passi successivi.  Da parte mia attendo gli eventi e continuo a lavorare per il bene della città. Come deciso dai leccesi che mi hanno scelto come loro sindaco.  I giorni che verranno chiariranno il contesto politico nel quale l’amministrazione che presiedo dovrà misurarsi.  E quelle che saranno le scelte e le decisioni più sagge ed utili da prendere nell’interesse della comunità. Non sono sfiduciato o avvilito.  Mi sento sempre impegnato a fare bene il mio dovere. Fino a quando valuterò che questo sarà possibile.  Andiamo avanti”.

Così mentre il Sindaco pro tempore, nel pieno rispetto delle due anime che compongono la coalizione (quella di maggioranza  politica che traina tutto, ossia il Partito Democratico e quella che apparentemente conta di meno, quella del “civismo”) si pone  il problema persino  dei legali ed afferma: “insieme ai consiglieri valuteranno i passi successivi”, il Sindaco in pectore Alessandro Delli Noci, ha già deciso per tutti: “Accogliamo la decisione del TAR, alla quale daremo seguito con un ricorso in appello al Consiglio di Stato.

Spostati Carlo! Sperpero di altro denaro pubblico.

 

 

 

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